lunedì 23 dicembre 2013
Contenuti speciali Numero 6
Se vi siete persi il numero 6 di Long Wei, vi consigliamo vivamente di recuperare, considerando anche che è un'ottimo punto di inizio se siete dei nuovi lettori. Nel frattempo, eccovi un piccolo dietro le quinte del numero in cui vi mostriamo come, alle volte, nascono le coreografie che vedete nei numeri di Long Wei.
martedì 3 dicembre 2013
Interviste: Luca Genovese
Fra due giorni esce il suo secondo albo di Long Wei, è il padre (il secondo insieme a Cajelli) di Long Wei, come al solito intervista l'inestinguibile Francesco Savino...
Se Diego Cajelli è il creatore del personaggio, a livello grafico Long Wei è frutto delle tue matite. Cosa ci puoi dire sul tuo lavoro di creatore grafico di questa serie?
Come creatore grafico mi sono occupato di definire solo i due personaggi principali, Long Wei e Vincenzo Palma, e più che altro dare un'indicazione di massima sulla resa dei due. E in questo ho voluto lavorare come ho lavorato su John Doe: non ero creatore grafico della serie e mi sono basato sui riferimenti degli autori, per poi trovare il segno e la caratterizzazione del personaggio che più mi apparteneva. La stessa libertà mi è venuto naturale di lasciarla anche agli altri autori presenti su Long Wei, lasciando quindi che trovassero i personaggi più vicini al loro stile partendo dai miei studi e gli stessi riferimenti che ho usato io.
Per tutti gli altri personaggi della serie invece ci siamo tutti basati su indicazioni di Diego e sui modelli che ha scelto lui, mentre alcuni sono nati dalle ispirazioni degli altri autori, direttamente su carta, che poi sono stati condivisi e presi a modello dagli altri.
Qual è il tuo rapporto con le arti marziali e com’è stato trasportare e raccontare all’interno di un fumetto i combattimenti di Kung-Fu?
Ho praticato un po' di Wing-tzun e un po' di Kung fu, ma non in modo marziale, più come divertimento o passatempo. Amo molto le arti marziali e una certa filosofia che le guida, quindi mi sono sempre sentito attratto da quell'ambiente. Ma sono un pessimo allievo, a detta dei miei maestri. Per un po' più di realismo nei combattimenti ho chiesto consiglio a mio cugino, insegnante e praticante marzialista, con cui ho mimato i combattimenti e seguito i suoi consigli su soluzioni più efficaci e spettacolari. Poi mi sento molto a mio agio a disegnare azione e combattimenti essendo libero di usare il mio stile e le mie soluzioni, quindi il portare tutto sulla carta mi è risultato divertente, anche se alle volte non facile.
Dai robottoni di Beta ai combattimenti di arti marziali a Milano. Com’è stato il passaggio da due generi narrativi e visivi così diversi?
Sono molto diversi, e come background e immaginario il mondo di Beta mi è più vicino e mi appartiene di più, però non saprei, il più è sempre ingranare. Long Wei è un fumetto di azione mischiato a gag e situazioni che raccontano il quotidiano, e per certi versi pure in Beta si alternavano questi elementi narrativi. Certo i robot non danno calci volanti, e i combattenti su LW non sparano raggi dagli occhi, ma comunque ho trovato lo stesso divertimento nel lavorare questi due progetti così diversi.
lunedì 2 dicembre 2013
Intervista: Stefano Ascari
Stefano Ascari è il Braccio destro di Diego Cajelli ed anche lui ha sopportato l'inflessibile Francesco Savino e le sue interviste...
Ciao Stefano, presentati in tre righe!
Modena, classe 1975. Ho iniziato a pasticciare con i fumetti a 16 anni e non ho più smesso. Di giorno mi occupo di grafica e di notte scrivo. Sono sposato e ho una figlia, buonissima, Olivia che, in effetti. è la cosa migliore che abbia combinato in tutti questi anni.
Sappiamo che hai da poco terminato di scrivere diversi numeri per Mytico, la collana sulla mitologia greca uscita per il Corriere della Sera. Qual è stata, se c’è stata, la differenza di approccio tra questi due lavori apparentemente così diversi?
Su Mytico! abbiamo lavorato in un contesto redazionale molto operativo, fatto di scadenze e di coordinamento tra le varie storyline. Quindi sicuramente un lavoro più tecnico, anche se l'opportunità di lavorare con artisti generosissimi e su personaggi archetipici ha creato una specie di magia difficile da spiegare. Su Long Wei ho la fortuna di lavorare gomito a gomito con Diego che è un maestro paziente e severo, e il risultato è un lavoro che, sul piano emotivo, sento molto di più "nella pancia".
Come hai affrontato il mondo di Long Wei, tutti i personaggi e le loro diverse sfaccettature, e un ambiente urbano ben delineato?
Ho vissuto a Milano per sette anni quando studiavo e mi è sempre sembrata la scenografia perfetta per storie di genere. A volte mentre tornavo dall'Università mi immaginavo un livello di Duke Nuke'm tutto ambientato in Corso di Porta Romana... vabbè. L'ambientazione quindi mi era congeniale. I personaggi sono stati più difficili da interiorizzare, ma anche qui il supporto di Diego è stato fondamentale per arrivare a conoscerli e a muoverli a dovere.
Qual è il tuo rapporto con le arti marziali? E quanto questa tua conoscenza ha influito nel tuo modo di scrivere e raccontare in Long Wei?
Sono forse il più digiuno del team. Conosco alcuni dei riferimenti cinematografici del genere ma non sono un patito in senso stretto... Mi sono documentato per l'occasione e mi sono riscoperto un grande fan dei wuxia. Mi sono concentrato di più sul contorno, sull'uomo che sta dietro alle mazzate per intenderci, e spero di aver dato un buon contributo alla serie da questo punto di vista.
Ciao Stefano, presentati in tre righe!
Modena, classe 1975. Ho iniziato a pasticciare con i fumetti a 16 anni e non ho più smesso. Di giorno mi occupo di grafica e di notte scrivo. Sono sposato e ho una figlia, buonissima, Olivia che, in effetti. è la cosa migliore che abbia combinato in tutti questi anni.
Sappiamo che hai da poco terminato di scrivere diversi numeri per Mytico, la collana sulla mitologia greca uscita per il Corriere della Sera. Qual è stata, se c’è stata, la differenza di approccio tra questi due lavori apparentemente così diversi?
Su Mytico! abbiamo lavorato in un contesto redazionale molto operativo, fatto di scadenze e di coordinamento tra le varie storyline. Quindi sicuramente un lavoro più tecnico, anche se l'opportunità di lavorare con artisti generosissimi e su personaggi archetipici ha creato una specie di magia difficile da spiegare. Su Long Wei ho la fortuna di lavorare gomito a gomito con Diego che è un maestro paziente e severo, e il risultato è un lavoro che, sul piano emotivo, sento molto di più "nella pancia".
Come hai affrontato il mondo di Long Wei, tutti i personaggi e le loro diverse sfaccettature, e un ambiente urbano ben delineato?
Ho vissuto a Milano per sette anni quando studiavo e mi è sempre sembrata la scenografia perfetta per storie di genere. A volte mentre tornavo dall'Università mi immaginavo un livello di Duke Nuke'm tutto ambientato in Corso di Porta Romana... vabbè. L'ambientazione quindi mi era congeniale. I personaggi sono stati più difficili da interiorizzare, ma anche qui il supporto di Diego è stato fondamentale per arrivare a conoscerli e a muoverli a dovere.
Qual è il tuo rapporto con le arti marziali? E quanto questa tua conoscenza ha influito nel tuo modo di scrivere e raccontare in Long Wei?
Sono forse il più digiuno del team. Conosco alcuni dei riferimenti cinematografici del genere ma non sono un patito in senso stretto... Mi sono documentato per l'occasione e mi sono riscoperto un grande fan dei wuxia. Mi sono concentrato di più sul contorno, sull'uomo che sta dietro alle mazzate per intenderci, e spero di aver dato un buon contributo alla serie da questo punto di vista.
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