sabato 22 febbraio 2014
Intervista: Daniele Di Nicuolo
Ciao Daniele, presentati in tre righe!
- ciao Francesco, ciao a tutti! Ho frequentato la Scuola del Fumetto di Milano, ed è lì che ho conosciuto Diego "sensei" Cajelli e sono iniziate le prime collaborazioni. Una volta finita la scuola, ho seguito Diego nell'allora nascente Electro Banana Studio. Non potevano che accettarmi, sanno benissimo quanto sono bravo a fare il caffè. E no, non ho mai cantato nei Lunapop.
Essendo un semi-esordiente, quanto ti ha fatto crescere questa esperienza con Long Wei?
- Tantissimo. Puoi fare tutte le prove e i proposal che vuoi, ma la prima, sacra e sacrosanta tensione che senti una volta iniziato il primo, vero lavoro, è benzina pura. Cominci a capire che fare fumetti non è solo disegnare bene, ma soprattutto risolvere problemi, e farlo anche in fretta, perché la lancetta del Dio delle Scadenze corre inesorabile.
Immagino che sia una bella soddisfazione disegnare per una serie ambientata nella propria città. Quanto ha influito il tuo rapporto con la città nella trasposizione a disegni dei luoghi in cui hai sempre vissuto?
- È strano, ma allo stesso tempo intrigante l'idea di poter usare un luogo in cui vivi, che hai perennemente sotto gli occhi e in cui passi le tue giornate, come teatro per cose fuori di testa (perché credetemi, leggere quella sceneggiatura ti fa venire voglia di spaccare cose a caso).
Sappiamo che sei il creatore del logo di Long Wei per la campagna virale. Qual è stata la genesi dell’adesivo che ormai spopola per le strade di Milano e Roma?
- In realtà c'è sempre il buon Diego dietro al logo di Long Wei. Aveva l'idea, qualche immagine, degli ideogrammi. L'ho aiutato a dargli una forma che ci soddisfasse, che fosse d'impatto, e comunicasse subito che c'era qualcuno di nuovo in città, Long Wei, e volevamo che fosse chiaro fin da subito che era rivolto anche alla comunità cinese.
Ci siamo avvalsi di consulenze di madrelingua e studiosi di cinese, per essere sicuri che gli ideogrammi fossero corretti. Difatti, avevamo due versioni del nome in cinese, ma una era la forma arcaica, una sorta di latino, e non sarebbe andata bene perché poco diffusa al giorno d'oggi.
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