Intervista a Francesco Mortarino, disegnatore del numero 4, al solito l'incorruttibile Francesco Savino è l'intervistatore...
Ciao Francesco, presentati in tre righe!
Ciao, mi chiamo Francesco Mortarino, ho 34 anni e mi piacerebbe disegnare fumetti. Mi cimento nell'impresa dal 2001 e parzialmente ci sono riuscito nel 2009 con Dead Nation; il colpaccio spero di farlo con Long Wei.
Qual è il tuo rapporto con le arti marziali e com’è stato trasportare e raccontare all’interno di un fumetto i combattimenti di Kung-Fu?
Dunque, non sono un esperto né un attivo praticante!Al contrario però sono uno spettatore affascinato sin da quando 12enne vidi il mitico Bruce Lee ne L'urlo di Chen terrorizza l'occidente e ne rimasi affascinato: lo stile, la velocità nell'esecuzione delle mosse, le coreografie dei movimenti... wow! Così, quando sono stato chiamato per realizzare Long Wei, ho pensato che potessi realizzare la mia versione di Ken il Guerriero (sì, lo so, non c'entra nulla… ma io sognavo di fare quello!).
Far parte della banda di Long Wei va al di là del semplice disegnare tavole, visto il coinvolgimento di tutti gli autori nelle varie iniziative di pubblicità virale. Qual è stato il tuo coinvolgimento in questi eventi? Puoi raccontarci qualche episodio particolarmente divertente?
L'aspetto più divertente è proprio quello promozionale, Diego è un abile uomo marketing e la cosa affascinante è mettere a punto le sue strategie per pubblicizzare al meglio la serie! Per esempio l'organizzazione della caccia al tesoro per il numero zero ci ha visti impegnati come novelli 007 a spargere indizi e albi per tutta via Paolo Sarpi.
Ma nulla in confronto alla preparazione dello stencil per marchiare le suddette copie, abbiamo passato un pomeriggio a mutilare e imbrattare cartoncini, poi ci siamo arresi e abbiamo risolto con degli adesivi. Stiamo ridendo ancora adesso!
Com’è stato immergerti nelle atmosfere della serie di Long Wei e di tutti i suoi personaggi, e quali difficoltà hai incontrato, se ne hai incontrate, nell’approcciarti a un fumetto di questo genere?
Non è stato semplice trovare il mood corretto per calarsi nella parte del disegnatore seriale! Soprattutto le difficoltà maggiori le ho incontrate nel riuscire a rendere riconoscibili i personaggi rispettando le indicazioni sul character design, non è una passeggiata!
Una volta superata l'impasse vi assicuro che a livello di disegno è una delle esperienze più esaltanti a cui abbia collaborato, disegnare tavole e tavole di gente che si picchia non ha prezzo!
venerdì 29 novembre 2013
giovedì 28 novembre 2013
Editoriali: Numero 4
Editoriale che potete trovare sul numero 4!
LA LUNGA STRADA
Tra le varie domande che ci vengono rivolte più spesso, una riguarda la titolazione degli albi di Long Wei.
I titoli degli episodi sono doppi. Abbiamo una versione breve in copertina, in questo caso: “L’inferno”, scritta in italiano e in cinese. In più, sul frontespizio c’è la versione estesa, che per questo episodio è: “L’inferno del fuoco urlante”.
Si tratta di un omaggio ai titoli dei film asiatici, di solito sempre molto articolati, o comunque più lunghi dei titoli occidentali.
Questo numero di Long Wei è un grande classico del racconto thriller. La drammatica caccia a uno spietato serial killer che miete le sue vittime in una Milano livida e ostile.
Rispettando le regole del noir metropolitano, la parte prettamente investigativa è stata ridotta all’osso. Gli autori hanno voluto raccontare una trama molto classica usando uno stile diverso da quello a cui siamo abituati. Cajelli lo dice spesso che è un po’ stanco di laboratori e di capelli analizzati al microscopio.
I disegni di questo episodio sono realizzati da Francesco Mortarino. Milanese, classe 1978, diplomato alla Scuola del Fumetto di Milano nel 2001. Nel 2008 ha pubblicato per Edizioni BD il volume: “Dead Nation” su testi di Andrea Gagna e successivamente, sempre per lo stesso editore, ha illustrato il romanzo breve: “Il Professionista, vendetta”.
Francesco ha un tratto molto personale, a metà tra il realistico e il grottesco. Il volume che avete in mano è il suo esordio in edicola, e gli auguriamo che sia il primo di una lunga serie. In questo momento è a lavoro sul numero undici di Long Wei: “ Gli artigli dei custodi invisibili”, in edicola il prossimo aprile.
Sul versante dei testi prosegue la scrittura a quattro mani di Cajelli e Ascari. I due, hanno confezionato l’albo dai toni più oscuri di tutta la serie. Le atmosfere virano decisamente sull’horror, arrivando al finale passando da un colpo di scena all’altro.
Buona (terrificante) lettura!
Non dimenticate di...
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Titolo rubrica: DAL FUMETTO CON FURORE!
Per promuovere questo numero, abbiamo fatto finta che il personaggio di Bruno Valrico esistesse davvero. Abbiamo realizzato una campagna virale diffondendo sul web l’ipotetica copertina del suo libro: “101 posti dove farsi menare a Milano almeno una volta nella vita”. Lo stile era quello della celebre collana “101 posti…” che potete trovare in tutte le librerie. Il nostro era un libro inesistente, uno dei tanti libri inventati che spesso vengono creati all’interno delle opere di finzione. Sempre nell’ottica della campagna virale, avevamo realizzato anche alcuni estratti dai capitoli del volume di Valrico, il primo era questo:
“Capitolo uno: Piazzale Gabrio Rosa.
La piazza è circolare, proprio come un bersaglio. Un bersaglio nel cui centro c’è la tua faccia.
Dai lati della piazza, dalle otto vie che portano lì, nel cuore di Corvetto, arriva il fumo acre dei motorini bruciati, le urla dei vigili urbani che scappano, il rumore delle serrande che si abbassano.
Coprifuoco alle 20, perché Korvetto Komanda.
Se vuoi finire male, non c’è problema. Basta guardare in faccia quello che sta portando a spasso un rottweiler, o entrare nel bar tabacchi (omissis) per comprare le sigarette.”
Si sa, a volte il virale viene percepito come vero, ma di certo non mi aspettavo di ricevere, sulla pagina Facebook di Long Wei e sulla mia mail privata, tutte quelle di richieste di informazioni sul libro. In molti, hanno pensato che volume e autore esistessero davvero, e chiedevano il nostro aiuto per trovare una copia dell’introvabile libro.
Mi rendo conto che forse era una cosa prettamente milanese, con riferimenti a luoghi e situazioni note a chi vive a Milano, anche se di “posti dove farsi menare” ce ne sono in tutte le città del mondo. A richiamare la curiosità dei milanesi è stato un certo modo di raccontare la cronaca nera, e quell’aria politicamente scorretta che si avverte sia nella cover che nei capitoli messi on line.
Fatto sta che stavamo scherzando. L’ho detto a tutti e lo ripeto qui adesso. A scanso di equivoci: quel libro non esiste.
In un certo senso però, Valrico esiste sul serio. Ho creato il personaggio basandomi su un giornalista vero, cercando di ripetere il suo stile di scrittura nell’articolo che hai letto nelle pagine precedenti. Non ti dirò mai chi è, sappi che è una firma importante del giornalismo italiano, e che ha inventato una parola entrata nel linguaggio comune.
Non esiste neanche il “borghetto della serenità”, l’ameno quartiere in costruzione che si vede nel fumetto. Non esiste ma è plausibile. Realistico. La crisi ha chiuso diversi cantieri a Milano e dintorni, quello in cui si trovano i nostri due potrebbe essere uno dei tanti.
Nel finale il Signor Qin, fa entrare una tigre viva nel carcere di San Vittore. Ecco, lì siamo nella finzione più pura, non è possibile farlo, nessuno lo ha mai fatto e nessuno lo farà mai. Quella sequenza va intesa come una sorta di licenza poetica da noir metropolitano.
Nel prossimo numero: “Il leone corre sulla foglia di loto”, Long Wei avrà a che fare con un nemico molto particolare: il voodoo nigeriano. Sarà più forte la magia nera del perfido Oga Babatunde o la millenaria magia cinese?
Lo scoprirai il prossimo mese!
Diego Cajelli.
LA LUNGA STRADA
Tra le varie domande che ci vengono rivolte più spesso, una riguarda la titolazione degli albi di Long Wei.
I titoli degli episodi sono doppi. Abbiamo una versione breve in copertina, in questo caso: “L’inferno”, scritta in italiano e in cinese. In più, sul frontespizio c’è la versione estesa, che per questo episodio è: “L’inferno del fuoco urlante”.
Si tratta di un omaggio ai titoli dei film asiatici, di solito sempre molto articolati, o comunque più lunghi dei titoli occidentali.
Questo numero di Long Wei è un grande classico del racconto thriller. La drammatica caccia a uno spietato serial killer che miete le sue vittime in una Milano livida e ostile.
Rispettando le regole del noir metropolitano, la parte prettamente investigativa è stata ridotta all’osso. Gli autori hanno voluto raccontare una trama molto classica usando uno stile diverso da quello a cui siamo abituati. Cajelli lo dice spesso che è un po’ stanco di laboratori e di capelli analizzati al microscopio.
I disegni di questo episodio sono realizzati da Francesco Mortarino. Milanese, classe 1978, diplomato alla Scuola del Fumetto di Milano nel 2001. Nel 2008 ha pubblicato per Edizioni BD il volume: “Dead Nation” su testi di Andrea Gagna e successivamente, sempre per lo stesso editore, ha illustrato il romanzo breve: “Il Professionista, vendetta”.
Francesco ha un tratto molto personale, a metà tra il realistico e il grottesco. Il volume che avete in mano è il suo esordio in edicola, e gli auguriamo che sia il primo di una lunga serie. In questo momento è a lavoro sul numero undici di Long Wei: “ Gli artigli dei custodi invisibili”, in edicola il prossimo aprile.
Sul versante dei testi prosegue la scrittura a quattro mani di Cajelli e Ascari. I due, hanno confezionato l’albo dai toni più oscuri di tutta la serie. Le atmosfere virano decisamente sull’horror, arrivando al finale passando da un colpo di scena all’altro.
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Titolo rubrica: DAL FUMETTO CON FURORE!
Per promuovere questo numero, abbiamo fatto finta che il personaggio di Bruno Valrico esistesse davvero. Abbiamo realizzato una campagna virale diffondendo sul web l’ipotetica copertina del suo libro: “101 posti dove farsi menare a Milano almeno una volta nella vita”. Lo stile era quello della celebre collana “101 posti…” che potete trovare in tutte le librerie. Il nostro era un libro inesistente, uno dei tanti libri inventati che spesso vengono creati all’interno delle opere di finzione. Sempre nell’ottica della campagna virale, avevamo realizzato anche alcuni estratti dai capitoli del volume di Valrico, il primo era questo:
“Capitolo uno: Piazzale Gabrio Rosa.
La piazza è circolare, proprio come un bersaglio. Un bersaglio nel cui centro c’è la tua faccia.
Dai lati della piazza, dalle otto vie che portano lì, nel cuore di Corvetto, arriva il fumo acre dei motorini bruciati, le urla dei vigili urbani che scappano, il rumore delle serrande che si abbassano.
Coprifuoco alle 20, perché Korvetto Komanda.
Se vuoi finire male, non c’è problema. Basta guardare in faccia quello che sta portando a spasso un rottweiler, o entrare nel bar tabacchi (omissis) per comprare le sigarette.”
Si sa, a volte il virale viene percepito come vero, ma di certo non mi aspettavo di ricevere, sulla pagina Facebook di Long Wei e sulla mia mail privata, tutte quelle di richieste di informazioni sul libro. In molti, hanno pensato che volume e autore esistessero davvero, e chiedevano il nostro aiuto per trovare una copia dell’introvabile libro.
Mi rendo conto che forse era una cosa prettamente milanese, con riferimenti a luoghi e situazioni note a chi vive a Milano, anche se di “posti dove farsi menare” ce ne sono in tutte le città del mondo. A richiamare la curiosità dei milanesi è stato un certo modo di raccontare la cronaca nera, e quell’aria politicamente scorretta che si avverte sia nella cover che nei capitoli messi on line.
Fatto sta che stavamo scherzando. L’ho detto a tutti e lo ripeto qui adesso. A scanso di equivoci: quel libro non esiste.
In un certo senso però, Valrico esiste sul serio. Ho creato il personaggio basandomi su un giornalista vero, cercando di ripetere il suo stile di scrittura nell’articolo che hai letto nelle pagine precedenti. Non ti dirò mai chi è, sappi che è una firma importante del giornalismo italiano, e che ha inventato una parola entrata nel linguaggio comune.
Non esiste neanche il “borghetto della serenità”, l’ameno quartiere in costruzione che si vede nel fumetto. Non esiste ma è plausibile. Realistico. La crisi ha chiuso diversi cantieri a Milano e dintorni, quello in cui si trovano i nostri due potrebbe essere uno dei tanti.
Nel finale il Signor Qin, fa entrare una tigre viva nel carcere di San Vittore. Ecco, lì siamo nella finzione più pura, non è possibile farlo, nessuno lo ha mai fatto e nessuno lo farà mai. Quella sequenza va intesa come una sorta di licenza poetica da noir metropolitano.
Nel prossimo numero: “Il leone corre sulla foglia di loto”, Long Wei avrà a che fare con un nemico molto particolare: il voodoo nigeriano. Sarà più forte la magia nera del perfido Oga Babatunde o la millenaria magia cinese?
Lo scoprirai il prossimo mese!
Diego Cajelli.
mercoledì 27 novembre 2013
Interviste: Patrick Macchi
Intervista a Patrick Macchi, secondo disegnatore del numero 3 insieme a Luca Genovese, come al solito l'intervistatore è il fulgido Francesco Savino...
Ciao Patrick, presentati in tre righe.
Mi sono diplomato da circa un anno alla Scuola di Fumetto di Milano, disegnando da quando ho memoria, mi è sembrata la conclusione migliore per il mio percorso scolastico. Ho realizzato il numero 3 di Long Wei in collaborazione con Luca Bertelè. Mi piacerebbe aggiungere altro, ma per ora il mio curriculum può vantare solo quello.
Per la realizzazione grafica del tuo albo hai collaborato con Luca Bertelè. Com’è nata la vostra collaborazione, e come si è svolta dal punto di vista pratico? Quali sono stati i punti di forza di questo lavoro a quattro mani?
Esatto... beh, che dire, diciamo che è nata per merito di un "amico in comune". Non so se si possono fare nomi, ma la persona in questione sa di chi parlo. Mi è stato detto che Luca aveva bisogno di una mano per portare a termine l'albo, gli ho mandato delle tavole, e prima di rendermene conto ero già al lavoro.
Per quanto riguarda "chi facesse cosa" io mi sono occupato delle matite da pag 19 a 61, da 66 a 81, e da 88 a 94, mentre Luca ha fatto tutto il resto, dalle modifiche all'inchiostrazione.
I punti di forza credo che stiano proprio in questo, il lavoro si velocizza senza dubbio, e in ogni caso sono due teste che ci lavorano, se una pensa che qualcosa debba essere modificato per funzionare meglio, lo si fa senza problemi.
Qual è il tuo rapporto con le arti marziali e com’è stato trasportare e raccontare all’interno di un fumetto i combattimenti di Kung-Fu?
Le arti marziali mi hanno sempre affascinato, ma non mi ci sono mai avvicinato, e credo che non l'avrei mai fatto se non fosse stato per Long Wei. Perché un conto è vedere il film di Jackie Chan al sabato sera, un altro (per quello che è stato il mio metodo di lavoro) è imparare realmente la mossa in questione per poter essere in grado di disegnarla senza difficoltà. Diciamo che mi è stato più utile delle foto di riferimento.
Com’è stato immergerti nelle atmosfere della serie di Long Wei e di tutti i suoi personaggi, e quali difficoltà hai incontrato, se ne hai incontrate, nell’approcciarti a un fumetto di questo genere?
Devo dire che è stata una bella sfida, perché sono sempre stato abituato a tutt'altro. Però andando avanti di tavola in tavola, disegnare certe atmosfere è diventato quasi naturale, anche se le scene di lotta sono state quelle in cui mi sono sentito più "libero".
Ciao Patrick, presentati in tre righe.
Mi sono diplomato da circa un anno alla Scuola di Fumetto di Milano, disegnando da quando ho memoria, mi è sembrata la conclusione migliore per il mio percorso scolastico. Ho realizzato il numero 3 di Long Wei in collaborazione con Luca Bertelè. Mi piacerebbe aggiungere altro, ma per ora il mio curriculum può vantare solo quello.
Per la realizzazione grafica del tuo albo hai collaborato con Luca Bertelè. Com’è nata la vostra collaborazione, e come si è svolta dal punto di vista pratico? Quali sono stati i punti di forza di questo lavoro a quattro mani?
Esatto... beh, che dire, diciamo che è nata per merito di un "amico in comune". Non so se si possono fare nomi, ma la persona in questione sa di chi parlo. Mi è stato detto che Luca aveva bisogno di una mano per portare a termine l'albo, gli ho mandato delle tavole, e prima di rendermene conto ero già al lavoro.
Per quanto riguarda "chi facesse cosa" io mi sono occupato delle matite da pag 19 a 61, da 66 a 81, e da 88 a 94, mentre Luca ha fatto tutto il resto, dalle modifiche all'inchiostrazione.
I punti di forza credo che stiano proprio in questo, il lavoro si velocizza senza dubbio, e in ogni caso sono due teste che ci lavorano, se una pensa che qualcosa debba essere modificato per funzionare meglio, lo si fa senza problemi.
Qual è il tuo rapporto con le arti marziali e com’è stato trasportare e raccontare all’interno di un fumetto i combattimenti di Kung-Fu?
Le arti marziali mi hanno sempre affascinato, ma non mi ci sono mai avvicinato, e credo che non l'avrei mai fatto se non fosse stato per Long Wei. Perché un conto è vedere il film di Jackie Chan al sabato sera, un altro (per quello che è stato il mio metodo di lavoro) è imparare realmente la mossa in questione per poter essere in grado di disegnarla senza difficoltà. Diciamo che mi è stato più utile delle foto di riferimento.
Com’è stato immergerti nelle atmosfere della serie di Long Wei e di tutti i suoi personaggi, e quali difficoltà hai incontrato, se ne hai incontrate, nell’approcciarti a un fumetto di questo genere?
Devo dire che è stata una bella sfida, perché sono sempre stato abituato a tutt'altro. Però andando avanti di tavola in tavola, disegnare certe atmosfere è diventato quasi naturale, anche se le scene di lotta sono state quelle in cui mi sono sentito più "libero".
martedì 26 novembre 2013
Editoriali: Numero 3
Ed eccovi pure l'editoriale del numero tre, in caso vi sfoste distratti:
LA LUNGA STRADA
Fin dalla copertina, questo episodio è una sorta di omaggio al mondo dei videogiochi, l’atmosfera è quella dei classici “picchiaduro” tipo Tekken o Street Fighter. È un modo per raccontare le arti marziali, rendendole iconiche, alleggerendo le componenti drammatiche.
Lo staff di autori che ha realizzato il terzo numero di Long Wei è composto da quattro persone, tra i quali un esordiente assoluto nel mondo del fumetto: Patrick Macchi.
Patrick si è appena diplomato alla Scuola del Fumetto di Milano, ed è stato scelto da Luca Bertelè come aiutante sul campo per la realizzazione delle matite di questo albo. Quindi, nelle prossime pagine potrete vedere il suo primo lavoro in assoluto. Luca Bertelè invece, è un autentico veterano del fumetto italiano, già visto su John Doe, attualmente impegnato con la versione a fumetti di Star Wars: The Clone Wars per la casa editrice inglese Titan e Scooby Do per Piemme. Lavora con Cajelli più o meno dagli anni ’90 e i fumetti che hanno fatto assieme sono troppi per essere elencati qui.
Sul fronte sceneggiature, c’è una grossa novità. La collaborazione ai testi di Stefano Ascari. Ascari, già sceneggiatore della serie Mytico!, il fumetto allegato con il Corriere della Sera, e autore della versione a fumetti di Shutter Island.
Cajelli e Ascari scrivono a quattro mani. Se invece di fumetti fossimo nelle cucine di un grande ristorante potremmo dire che Cajelli è lo chef e Ascari il suo vice. Il metodo di lavoro che stanno usando è piuttosto raro per il fumetto, dove di solito ogni autore lavora in “solitaria”, ed è molto più vicino al sistema di scrittura delle serie televisive.
I due sono molto affiatati, mescolano abilmente le loro diverse caratteristiche di autori, e i risultati li potrete leggere nel corso dell’intera miniserie, visto che l’esperimento di scrittura usato per questo numero è stato ripetuto anche nei numeri successivi.
Buona lettura!
Non dimenticate di...
Venire a trovarci su Facebook: www.facebook.com/LongWeiEditorialeAurea
Seguirci su Twitter : #longwei
Dare un’occhiata al nostro blog: www.longweifumetto.blogspot.it
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DAL FUMETTO CON FURORE!
Il titolo esteso di questo episodio: “Il Pugno dell’eterna primavera” è la traduzione letterale di Wing Chun, lo stile di kung fu codificato dal maestro Ip Man nella prima metà del secolo scorso.
Già dal nome si intuisce il senso di questo stile di combattimento, tecniche e forme che rendono i praticanti eternamente giovani. L’efficacia del Wing Chun quindi, non sente il peso del tempo che passa e dell’età che avanza.
Nelle pagine che hai appeno letto succedono parecchie cose. Una delle più importanti è l’introduzione di un nuovo personaggio nel cast di Long Wei. Si tratta dell’ispettore Ilaria De Falco. Con Ilaria, personaggio inedito, creo una sorta di collegamento con un mio lavoro precedente: Milano Criminale. La giovane poliziotta è la figlia di uno dei due protagonisti di quella saga: Il commissario Simone De Falco.
La serie, comunque, rimane sui binari del noir. La parte poliziesco/investigativa è ridotta al minimo, e così sarà anche nei numeri successivi. Perché, attenzione che metto le mani un po’ avanti, il rapporto tra Ilaria e Long Wei avrà degli sviluppi non proprio da giallo procedurale.
A cosa serve un personaggio legato alle forze dell’ordine? La questione è legata alla legittimità. Date le situazioni in cui si infilano Vincenzo e Long Wei, nonostante la fedina penale non proprio pulita di Vincenzo, avere una poliziotta come amica può far comodo. L’importante, dal mio punto di vista, è non trasformare una serie action in un “normale” racconto poliziesco.
Sempre in questo numero nella sequenza ambientata nell’ospedale, vediamo due ragazzi che vedono sul loro tablet la scena di uno dei film che ha girato Long Wei. Il titolo della pellicola è “Bulletproof Crane - La Gru Antiproiettile”.
Long Wei interpreta uno dei tanti scagnozzi al soldo del boss del porto, e affronta il protagonista del film usando, appunto, lo stile della Gru. Quella sequenza è presente nel mitico numero Zero di Long Wei, ormai diventato un albo da collezione. Su quel numero speciale, che presentava la serie e tutti gli autori, sono raccontate le varie scene dei vari film in cui il nostro eroe ha fatto la comparsa. Se non hai il numero Zero non disperarti, vedrai quelle scene anche qui, inserite in modo narrativo sulla serie regolare.
Il combattimento finale: Long Wei Vs Daniele, abbiamo deciso di raccontarlo come se fosse un videogioco. Io e Luca Bertelè abbiamo ricreato un contesto da picchiaduro, con tanto di combo e di combinazione tasti corrispondenti alle mosse dei due personaggi. Così come la cover, sempre opera di LRNZ, si ispira allo stile pixeloso delle immagini dei picchiaduro classici. Sì, cambiare stile di linguaggio visivo è un po’ una “tarantinata”, sarà che Quentin Tarantino mi piace da matti e in un certo senso volevo omaggiare la sequenza a cartoni animati presente in Kill Bill.
Più o meno è tutto. Ci si becca sul prossimo numero di Long Wei: “L’inferno del fuoco urlante”. Un oscuro e tremendo thriller, dove Milano si ritrova ad avere a che fare con la più tremenda delle minacce metropolitane: un serial killer.
Diego Cajelli.
LA LUNGA STRADA
Fin dalla copertina, questo episodio è una sorta di omaggio al mondo dei videogiochi, l’atmosfera è quella dei classici “picchiaduro” tipo Tekken o Street Fighter. È un modo per raccontare le arti marziali, rendendole iconiche, alleggerendo le componenti drammatiche.
Lo staff di autori che ha realizzato il terzo numero di Long Wei è composto da quattro persone, tra i quali un esordiente assoluto nel mondo del fumetto: Patrick Macchi.
Patrick si è appena diplomato alla Scuola del Fumetto di Milano, ed è stato scelto da Luca Bertelè come aiutante sul campo per la realizzazione delle matite di questo albo. Quindi, nelle prossime pagine potrete vedere il suo primo lavoro in assoluto. Luca Bertelè invece, è un autentico veterano del fumetto italiano, già visto su John Doe, attualmente impegnato con la versione a fumetti di Star Wars: The Clone Wars per la casa editrice inglese Titan e Scooby Do per Piemme. Lavora con Cajelli più o meno dagli anni ’90 e i fumetti che hanno fatto assieme sono troppi per essere elencati qui.
Sul fronte sceneggiature, c’è una grossa novità. La collaborazione ai testi di Stefano Ascari. Ascari, già sceneggiatore della serie Mytico!, il fumetto allegato con il Corriere della Sera, e autore della versione a fumetti di Shutter Island.
Cajelli e Ascari scrivono a quattro mani. Se invece di fumetti fossimo nelle cucine di un grande ristorante potremmo dire che Cajelli è lo chef e Ascari il suo vice. Il metodo di lavoro che stanno usando è piuttosto raro per il fumetto, dove di solito ogni autore lavora in “solitaria”, ed è molto più vicino al sistema di scrittura delle serie televisive.
I due sono molto affiatati, mescolano abilmente le loro diverse caratteristiche di autori, e i risultati li potrete leggere nel corso dell’intera miniserie, visto che l’esperimento di scrittura usato per questo numero è stato ripetuto anche nei numeri successivi.
Buona lettura!
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DAL FUMETTO CON FURORE!
Il titolo esteso di questo episodio: “Il Pugno dell’eterna primavera” è la traduzione letterale di Wing Chun, lo stile di kung fu codificato dal maestro Ip Man nella prima metà del secolo scorso.
Già dal nome si intuisce il senso di questo stile di combattimento, tecniche e forme che rendono i praticanti eternamente giovani. L’efficacia del Wing Chun quindi, non sente il peso del tempo che passa e dell’età che avanza.
Nelle pagine che hai appeno letto succedono parecchie cose. Una delle più importanti è l’introduzione di un nuovo personaggio nel cast di Long Wei. Si tratta dell’ispettore Ilaria De Falco. Con Ilaria, personaggio inedito, creo una sorta di collegamento con un mio lavoro precedente: Milano Criminale. La giovane poliziotta è la figlia di uno dei due protagonisti di quella saga: Il commissario Simone De Falco.
La serie, comunque, rimane sui binari del noir. La parte poliziesco/investigativa è ridotta al minimo, e così sarà anche nei numeri successivi. Perché, attenzione che metto le mani un po’ avanti, il rapporto tra Ilaria e Long Wei avrà degli sviluppi non proprio da giallo procedurale.
A cosa serve un personaggio legato alle forze dell’ordine? La questione è legata alla legittimità. Date le situazioni in cui si infilano Vincenzo e Long Wei, nonostante la fedina penale non proprio pulita di Vincenzo, avere una poliziotta come amica può far comodo. L’importante, dal mio punto di vista, è non trasformare una serie action in un “normale” racconto poliziesco.
Sempre in questo numero nella sequenza ambientata nell’ospedale, vediamo due ragazzi che vedono sul loro tablet la scena di uno dei film che ha girato Long Wei. Il titolo della pellicola è “Bulletproof Crane - La Gru Antiproiettile”.
Long Wei interpreta uno dei tanti scagnozzi al soldo del boss del porto, e affronta il protagonista del film usando, appunto, lo stile della Gru. Quella sequenza è presente nel mitico numero Zero di Long Wei, ormai diventato un albo da collezione. Su quel numero speciale, che presentava la serie e tutti gli autori, sono raccontate le varie scene dei vari film in cui il nostro eroe ha fatto la comparsa. Se non hai il numero Zero non disperarti, vedrai quelle scene anche qui, inserite in modo narrativo sulla serie regolare.
Il combattimento finale: Long Wei Vs Daniele, abbiamo deciso di raccontarlo come se fosse un videogioco. Io e Luca Bertelè abbiamo ricreato un contesto da picchiaduro, con tanto di combo e di combinazione tasti corrispondenti alle mosse dei due personaggi. Così come la cover, sempre opera di LRNZ, si ispira allo stile pixeloso delle immagini dei picchiaduro classici. Sì, cambiare stile di linguaggio visivo è un po’ una “tarantinata”, sarà che Quentin Tarantino mi piace da matti e in un certo senso volevo omaggiare la sequenza a cartoni animati presente in Kill Bill.
Più o meno è tutto. Ci si becca sul prossimo numero di Long Wei: “L’inferno del fuoco urlante”. Un oscuro e tremendo thriller, dove Milano si ritrova ad avere a che fare con la più tremenda delle minacce metropolitane: un serial killer.
Diego Cajelli.
lunedì 25 novembre 2013
Interviste: Luca Bertelè
Intervista a Luca Bertelè, disegnatore del Numero 3, ad opera dell'inossidabile Francesco Savino...
Ciao Luca, presentati in tre righe!
Sono nato a Lecce nel 1974. Ma da 20 anni vivo e lavoro a Milano dove ho frequentato la Scuola del Fumetto e l'Accademia Disney. Ho iniziato a lavorare nel 1996 collaborando, tra fumetti, illustrazioni e colorazioni, con quasi tutte le case editrici italiane di fumetti e non. Attualmente, oltre che su Long Wei, sono al lavoro sui libri illustrati di Scooby Doo per la Piemme, su fumetti e illustrazioni per Touring Editore/Giunti e sulla serie Star Wars: The Clone Wars per l'inglese Titan.
Nel corso della tua carriera hai disegnato storie passando con disinvoltura da un genere all’altro. Com’è stato il passaggio al fumetto d’azione?
Inizialmente abbastanza complesso perché normalmente lavoro su uno stile più grafico, squadrato, molto più cartoon.
C'è stata una ricerca sul segno per rendere meglio la velocità, il dinamismo di alcune situazioni. Mi presento quindi con un segno del tutto inedito per me.
In questo mi sono stati di aiuto Luca Genovese e Gianluca Maconi sempre prodighi di consigli.
E poi Patrick Macchi, un giovanissimo ma già bravo disegnatore che ha lavorato con me su gran parte dell'albo.
Qual è il tuo rapporto con le arti marziali e com’è stato trasportare e raccontare all’interno di un fumetto i combattimenti di Kung-Fu?
L'esperienza personale con le arti marziali si ferma ai miei 10 anni. Quando, cioè, ho smesso di frequentare karate.
La frequentazione successiva è stata unicamente attraverso i film di genere.
Fortunatamente c'era Diego, con una valanga di documentazione fotografica e video!
Altrimenti mi sarei dovuto iscrivere nuovamente in palestra...
Com’è stato immergerti nelle atmosfere della serie di Long Wei e di tutti i suoi personaggi? Quanto l’ambientazione milanese, città in cui vivi e lavori, ha influito sul tuo lavoro?
Molto semplice. Probabilmente perché, lavorando in studio con Diego e altri disegnatori coinvolti nella serie, l'ho vista nascere e crescere.
Diego ci aggiornava continuamente e in studio si discutevano e si provavano scene, personaggi, sequenze e mosse.
L'ambientazione milanese poi ha aiutato molto. Non c'è la necessità di inventare o di trovare particolare documentazione... è tutto lì, davanti a noi.
venerdì 22 novembre 2013
Editoriali: Numero 2
In allegato al numero 2 di Long Wei...
LA LUNGA STRADA
Pochi giorni prima dell’uscita in edicola del primo numero di Long Wei, a Milano si è tenuta Full Comics, un evento culturale legato al fumetto. Abbiamo tenuto una conferenza sul marketing e il fumetto e ne abbiamo approfittato per distribuire un po’ di biscotti della fortuna ufficiali di Long Wei. (se ne parla nella rubrica in terza di copertina)
In quell’occasione Long Wei è stato premiato in due categorie: Innovazione Editoriale, per la nostra campagna promozionale, definita da qualcuno: “senza precedenti, e si è aggiudicato anche il titolo di Miglior Fumetto Italiano. Abbiamo ritirato questo premio considerandolo come una sorta avvertimento, sperando di meritarlo con il lavoro che leggerete in questi dodici episodi. Di sicuro essere accolti con ben due premi, oltre a tutta l’attenzione mediatica nei nostri confronti, è un buonissimo auspicio. Grazie a tutti, davvero!
Dopo l’esordio del mese scorso, eccoci qui con il secondo numero di Long Wei.
Dietro la macchina da scrivere c’è sempre Diego Cajelli, questa volta affiancato da Gianluca Maconi.
Maconi, nato a Pordenone nel 1977, esordisce nel mondo del fumetto nel 2004, vincendo il premio Miccia di Torinocomics, da allora ha collaborato con tantissime case editrici, italiane ed estere, tra le molte ricordiamo: Becco Giallo, Hazard e Soleil.
È stato anche una delle matite di John Doe, e una volta finita quell’avventura è approdato qui sulle marziali pagine di Long Wei.
Maconi si distingue per il suo tratto moderno e la dinamicità delle sue tavole. In coppia con Cajelli ha realizzato l’albo che avete tra le mani, un racconto noir senza scampo, raccontato con una sottile dose di ironia che accompagna gli eventi.
Da questo episodio inizia a dipanarsi la trama generale della serie, che ci accompagnerà mese dopo mese, e vengono introdotti dei nuovi personaggi. Tra tutti il più importante è Vincenzo Palma, che era stato soltanto accennato nel numero uno.
Buona lettura!
Non dimenticate di...
Venire a trovarci su Facebook: www.facebook.com/LongWeiEditorialeAurea
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DAL FUMETTO CON FURORE!
In questo episodio esplode il personaggio di Vincenzo Palma. Peccato che finisca così, vero?
Sarà vivo? Sarà morto? Come può salvarsi la pelle? C’è un unico modo per scoprirlo, aspettare l’uscita del numero tre di Long Wei: Il pugno dell’eterna primavera.
Vincenzo Palma è ispirato a un tipo che conosco davvero, uno dei tanti balordi dal cuore d’oro che prosperano in periferia. Nella logica narrativa di Long Wei, dove abbiamo come protagonista un ragazzo cinese, il ribaltamento completo del punto di vista ci ha portato a mettere un italiano come spalla del nostro eroe di quartiere. Di solito avviene l’esatto contrario, il personaggio principale, occidentale, ha un migliore amico/aiutante appartenente a una diversa etnia, gli esempi possono essere Kato per Green Hornet, o Lothar per Mandrake.
Questo fumetto inizia con una lunga sequenza in discoteca, un prologo muto, ritmato dal bianco e nero che ricrea sulla carta luci della disco. Un prologo muto per forza, perché lì dentro non senti nulla, a parte il tunz tunz tunz sparato a palla dalle casse. Quelle pagine, tecnicamente, sono raccontate con un sistema narrativo chiamato piano sequenza.
La trama principale di questo episodio invece, è basata su un letale gioco di forze. Da un lato abbiamo i rampolli di una cosca criminale italiana che entrano in contatto con un gang di strada cinese. Nel mezzo, i veri cattivi: Le tigri immortali del bosco dei salici, e quelli che si infilano in questo casino cercando di mettere le cose a posto: Long Wei e Vincenzo. Ognuno ha le sue ragioni ed è spinto dai propri interessi. Una situazione esplosiva, che finirà, come è ovvio che sia, con il fare male a qualcuno.
L’ombra delle cinque lame è un noir puro, purissimo, segue le regole della narrazione di genere fino alla sua conclusione. Di fatto Long Wei, inteso proprio come serie, è un noir metropolitano. Lo si capisce dall’assenza di capelli analizzati al microscopio in laboratorio, distintivi da esibire, procedure legali e quant’altro. Qui le cose si risolvono a schiaffi. A proposito: prima che qualche praticante di arti marziali si faccia avanti muovendo delle critiche, lo dico subito. Sì, è possibile usare una catena come se fosse un nunchaku come si vede a pagina 67. Si può fare. Io ci riesco, e non sono di certo un campione come Long Wei. Ti sconsiglio comunque di provarci se non sei già pratico.
Noi di Long Wei siamo sicuramente un po’ dei tamarri, ma siamo anche carini e gentili. Facciamo pure i biscotti!
La foto che illustra questa rubrica ritrae gli ormai famosi biscotti della fortuna ufficiali di Long Wei.
Si tratta di un dolce e gradito omaggio che ci portiamo dietro alle presentazioni e agli eventi legati al personaggio. Non scrivere in redazione per farteli spedire, non è possibile, si frantumano. L’unico modo per averli è seguirci sulla pagina Facebook di Long Wei e scoprire dove puoi venirci a trovare!
Diego Cajelli.
LA LUNGA STRADA
Pochi giorni prima dell’uscita in edicola del primo numero di Long Wei, a Milano si è tenuta Full Comics, un evento culturale legato al fumetto. Abbiamo tenuto una conferenza sul marketing e il fumetto e ne abbiamo approfittato per distribuire un po’ di biscotti della fortuna ufficiali di Long Wei. (se ne parla nella rubrica in terza di copertina)
In quell’occasione Long Wei è stato premiato in due categorie: Innovazione Editoriale, per la nostra campagna promozionale, definita da qualcuno: “senza precedenti, e si è aggiudicato anche il titolo di Miglior Fumetto Italiano. Abbiamo ritirato questo premio considerandolo come una sorta avvertimento, sperando di meritarlo con il lavoro che leggerete in questi dodici episodi. Di sicuro essere accolti con ben due premi, oltre a tutta l’attenzione mediatica nei nostri confronti, è un buonissimo auspicio. Grazie a tutti, davvero!
Dopo l’esordio del mese scorso, eccoci qui con il secondo numero di Long Wei.
Dietro la macchina da scrivere c’è sempre Diego Cajelli, questa volta affiancato da Gianluca Maconi.
Maconi, nato a Pordenone nel 1977, esordisce nel mondo del fumetto nel 2004, vincendo il premio Miccia di Torinocomics, da allora ha collaborato con tantissime case editrici, italiane ed estere, tra le molte ricordiamo: Becco Giallo, Hazard e Soleil.
È stato anche una delle matite di John Doe, e una volta finita quell’avventura è approdato qui sulle marziali pagine di Long Wei.
Maconi si distingue per il suo tratto moderno e la dinamicità delle sue tavole. In coppia con Cajelli ha realizzato l’albo che avete tra le mani, un racconto noir senza scampo, raccontato con una sottile dose di ironia che accompagna gli eventi.
Da questo episodio inizia a dipanarsi la trama generale della serie, che ci accompagnerà mese dopo mese, e vengono introdotti dei nuovi personaggi. Tra tutti il più importante è Vincenzo Palma, che era stato soltanto accennato nel numero uno.
Buona lettura!
Non dimenticate di...
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DAL FUMETTO CON FURORE!
In questo episodio esplode il personaggio di Vincenzo Palma. Peccato che finisca così, vero?
Sarà vivo? Sarà morto? Come può salvarsi la pelle? C’è un unico modo per scoprirlo, aspettare l’uscita del numero tre di Long Wei: Il pugno dell’eterna primavera.
Vincenzo Palma è ispirato a un tipo che conosco davvero, uno dei tanti balordi dal cuore d’oro che prosperano in periferia. Nella logica narrativa di Long Wei, dove abbiamo come protagonista un ragazzo cinese, il ribaltamento completo del punto di vista ci ha portato a mettere un italiano come spalla del nostro eroe di quartiere. Di solito avviene l’esatto contrario, il personaggio principale, occidentale, ha un migliore amico/aiutante appartenente a una diversa etnia, gli esempi possono essere Kato per Green Hornet, o Lothar per Mandrake.
Questo fumetto inizia con una lunga sequenza in discoteca, un prologo muto, ritmato dal bianco e nero che ricrea sulla carta luci della disco. Un prologo muto per forza, perché lì dentro non senti nulla, a parte il tunz tunz tunz sparato a palla dalle casse. Quelle pagine, tecnicamente, sono raccontate con un sistema narrativo chiamato piano sequenza.
La trama principale di questo episodio invece, è basata su un letale gioco di forze. Da un lato abbiamo i rampolli di una cosca criminale italiana che entrano in contatto con un gang di strada cinese. Nel mezzo, i veri cattivi: Le tigri immortali del bosco dei salici, e quelli che si infilano in questo casino cercando di mettere le cose a posto: Long Wei e Vincenzo. Ognuno ha le sue ragioni ed è spinto dai propri interessi. Una situazione esplosiva, che finirà, come è ovvio che sia, con il fare male a qualcuno.
L’ombra delle cinque lame è un noir puro, purissimo, segue le regole della narrazione di genere fino alla sua conclusione. Di fatto Long Wei, inteso proprio come serie, è un noir metropolitano. Lo si capisce dall’assenza di capelli analizzati al microscopio in laboratorio, distintivi da esibire, procedure legali e quant’altro. Qui le cose si risolvono a schiaffi. A proposito: prima che qualche praticante di arti marziali si faccia avanti muovendo delle critiche, lo dico subito. Sì, è possibile usare una catena come se fosse un nunchaku come si vede a pagina 67. Si può fare. Io ci riesco, e non sono di certo un campione come Long Wei. Ti sconsiglio comunque di provarci se non sei già pratico.
Noi di Long Wei siamo sicuramente un po’ dei tamarri, ma siamo anche carini e gentili. Facciamo pure i biscotti!
La foto che illustra questa rubrica ritrae gli ormai famosi biscotti della fortuna ufficiali di Long Wei.
Si tratta di un dolce e gradito omaggio che ci portiamo dietro alle presentazioni e agli eventi legati al personaggio. Non scrivere in redazione per farteli spedire, non è possibile, si frantumano. L’unico modo per averli è seguirci sulla pagina Facebook di Long Wei e scoprire dove puoi venirci a trovare!
Diego Cajelli.
giovedì 21 novembre 2013
Intervista: Gianluca Maconi
Ciao Gianluca, presentati in tre righe!
Non sono portato per le sintesi così estreme. Provo. Sono un disegnatore di fumetti che quando ne ha l'occasione si scrive le storie. Mi piace passare da un genere all'altro, ogni albo che faccio mi serve per documentarmi, per studiare, per imparare qualcosa insomma. Ho realizzato fumetti di cronaca ("I delitti di Alleghe"), biografici ("il delitto Pasolini", "Electric Requiem"), fantasy ("Elya" e "Elfes Sylvaine" per la Soleil), adattato un antico romanzo cinese ("Viaggio verso l'Occidente") e un sacco di altre cose. Quattro righe, fallito.
Tu sei un disegnatore che ha sempre spaziato molto da un genere all’altro, passando dal fantasy alla biografia con disinvoltura. Com’è stato entrare nel mondo del fumetto d’azione?
Mi piace provare generi diversi e affrontare le sfide, lo faccio così spesso che ogni volta che presento dei progetti in giro nessuno sa cosa aspettarsi, e quindi me li bocciano (qui ci vorrebbe una faccina sorridente o qualcosa del genere, direi). E poi... con disinvoltura, questo lo dici tu che la vedi da fuori. Amo l'azione, mi diverte disegnare combattimenti. Ce ne sono sempre troppo pochi, li metterei ovunque, anche nelle storie d'amore. Infatti sono contento che Diego mi abbia concesso addirittura di allungare qualche scena di lotta, rimaneggiando il suo lavoro (grazie, Die'). È senza dubbio divertente, quando ci sono di mezzo i personaggi, anche e soprattutto quando si può giocare con l'ambiente. Con gli inseguimenti e le automobili invece perdo la pazienza un po' più facilmente.
Qual è il tuo rapporto con le arti marziali e com’è stato trasportare e raccontare all’interno di un fumetto i combattimenti di Kung-Fu?
Sono cresciuto guardando film di Bruce Lee e Jackie Chan (almeno una volta all'anno guardo "Operazione pirati", il film che ho visto più volte insieme a "Grosso guaio a Chinatown", "I predatori dell'arca perduta" e i 3 "Guerre Stellari"), quindi per me era un invito a nozze. Addirittura una sequenza dell'albo, in cui il protagonista usa una catena a mo' di nunchaku l'avevo già disegnata a 15 anni guardando col fermo-immagine "I 3 dell'operazione drago". Mi è bastato riguardare un vecchio quaderno. Poi ho letto molto e sulla teoria sono informato, ma la pratica non mi appartiene, sono un portatore sano di arti marziali, ecco. Nel disegnare un fumetto di kung fu il pericolo è dietro l'angolo, è facile rischiare di "congelare l'immagine" invece di creare la giusta illusione di movimento, oppure essere banali. Io ho cercato di trovare una strada utilizzando tutte le possibilità che il mio medium mi offriva, deformazioni, onomatopee, rielaborando il tutto nel modo più personale possibile. Senza scimmiottare il modo di usare l'azione tipico dei manga, ad esempio. Non so se ci sono riuscito, ma il risultato non mi disturba.
Com’è stato immergerti nelle atmosfere della serie di Long Wei e di tutti i suoi personaggi? Quanto l’ambientazione milanese ha influito sul tuo lavoro?
Divertente e impegnativo. Avevo da tempo voglia di lavorare con Diego, anche se il suo genere di adozione, il poliziottesco, è quanto di più possibile lontano da quello che mi piace disegnare (auto, pistole e città non sono nella mia top five, insomma) e Long Wei era il giusto punto di contatto. Inoltre Luca ha dato un imprinting ideale, per un disegnatore come me, alla serie. Lui è da sempre, oltre che un caro amico, il collega che sento più affine per mentalità e metodologie. Il suo senso del dinamismo estremo e istintivo è stato il mio sparring partner durante tutta la lavorazione dell'albo e la connotazione grottesca ha dato quel tocco in più che, spero, possa trovare una strada nel mondo del fumetto da edicola.
Per quanto riguarda Milano... ha influito molto, la maggior parte dello staff di Long Wei è milanese, e non volevo sfigurare. Senza considerare l'importanza che aveva per Diego fin dal concepimento della serie. Tutte le strade che ho fatto prendere ai personaggi esistono e sono "giuste". Ho passato un sacco di tempo a cercare i posti con Google Maps, con la sola eccezione del circolo di golf, che è un luogo inventato. Persino il parcheggio e le strade per raggiungerlo (capirete tutti leggendo l'albo) sono tutte corrette e rintracciabili. Divertente, come dicevo, e impegnativo.
mercoledì 20 novembre 2013
Redazionali: Numero 1
Vi inziamo a proporre i redazionali che trovate alla fine di ogni numero di Long wei... sì lo sappiamo che di solito siete troppo tristi che sia finito e non li leggete... ecco la vostra seconda occasione!
Siete di fronte all’esordio di un nuovo personaggio: Long Wei.
Il primo eroe di quartiere del fumetto italiano. Un ragazzo cinese che si ritrova catapultato nella grande Milano dell’Expo.
Una miniserie ambientata in Italia, con un immigrato come protagonista assoluto. La cronaca e l’attualità si intrecciano nella finzione narrativa, in una metropoli moderna che diventa l’ideale teatro degli eventi.
Dodici episodi all’insegna dell’azione, un noir metropolitano sospeso tra due civiltà, dove la trama realistica viene alleggerita da una forte componente ironica.
Un progetto ambizioso e complesso, nato da un’idea di Enzo Marino, il direttore dell’Editoriale Aurea, e Roberto Recchioni, firma di spicco del fumetto italiano, autore di John Doe, Dylan Dog e Tex.
La creazione del personaggio e la realizzazione della miniserie è stata affidata a Diego Cajelli, sceneggiatore milanese, premiato con il Gran Guinigi come miglior sceneggiatore nel 2008, al lavoro su serie come Diabolik, Dampyr e Milano Criminale.
Il creatore grafico, e disegnatore del primo numero, è Luca Genovese, apprezzato per John Doe, e per la recente saga robotica: Beta.
Lo staff dei disegnatori, che vi presenteremo meglio di volta in volta, è composto da: Gianluca Maconi, Luca Bertelè e Patrick Macchi, Francesco Mortarino, Valerio Nizi, Jean Claudio Vinci, Daniele Di Nicuolo e Stefano Simeone.
Sul versante sceneggiature, Cajelli ha raccolto attorno a sè uno staff di scrittori, ragionando i dodici numeri di Long Wei come se fossero la prima stagione di una serie televisiva.
Quindi, a partire dal terzo numero, i testi vedranno la collaborazione di Stefano Ascari, Luca Vanzella, Michele Monteleone e Francesco Savino.
Per chiudere in bellezza, le copertine della miniserie sono state affidate a Lorenzo “LRNZ” Ceccotti, uno degli artisti visivi più quotati del momento.
Questo è lo straordinario team al lavoro su Long Wei, i risultati li potete vedere nelle prossime pagine.
Non dimenticate di...
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Siete di fronte all’esordio di un nuovo personaggio: Long Wei.
Il primo eroe di quartiere del fumetto italiano. Un ragazzo cinese che si ritrova catapultato nella grande Milano dell’Expo.
Una miniserie ambientata in Italia, con un immigrato come protagonista assoluto. La cronaca e l’attualità si intrecciano nella finzione narrativa, in una metropoli moderna che diventa l’ideale teatro degli eventi.
Dodici episodi all’insegna dell’azione, un noir metropolitano sospeso tra due civiltà, dove la trama realistica viene alleggerita da una forte componente ironica.
Un progetto ambizioso e complesso, nato da un’idea di Enzo Marino, il direttore dell’Editoriale Aurea, e Roberto Recchioni, firma di spicco del fumetto italiano, autore di John Doe, Dylan Dog e Tex.
La creazione del personaggio e la realizzazione della miniserie è stata affidata a Diego Cajelli, sceneggiatore milanese, premiato con il Gran Guinigi come miglior sceneggiatore nel 2008, al lavoro su serie come Diabolik, Dampyr e Milano Criminale.
Il creatore grafico, e disegnatore del primo numero, è Luca Genovese, apprezzato per John Doe, e per la recente saga robotica: Beta.
Lo staff dei disegnatori, che vi presenteremo meglio di volta in volta, è composto da: Gianluca Maconi, Luca Bertelè e Patrick Macchi, Francesco Mortarino, Valerio Nizi, Jean Claudio Vinci, Daniele Di Nicuolo e Stefano Simeone.
Sul versante sceneggiature, Cajelli ha raccolto attorno a sè uno staff di scrittori, ragionando i dodici numeri di Long Wei come se fossero la prima stagione di una serie televisiva.
Quindi, a partire dal terzo numero, i testi vedranno la collaborazione di Stefano Ascari, Luca Vanzella, Michele Monteleone e Francesco Savino.
Per chiudere in bellezza, le copertine della miniserie sono state affidate a Lorenzo “LRNZ” Ceccotti, uno degli artisti visivi più quotati del momento.
Questo è lo straordinario team al lavoro su Long Wei, i risultati li potete vedere nelle prossime pagine.
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martedì 19 novembre 2013
Intervista a: Valerio Nizi
E in attesa dell'uscita del Numero #6 il 5 Dicembre, eccovi l'intervista fatta dal prode Francesco Savino a Valerio Nizi, disegnatore del #5!
Ciao Valerio, presentati in tre righe!
Addirittura tre righe tutte per me? Sono commosso. Ok, serietà. Valerio Nizi, 33 anni,romano. Possiedo un pc, uno smartphone e una laurea in lettere. Sentitevi pure liberi di mettere le tre cose nell'ordine che preferite, è chiaro.
Mentre frequentavo l'università (e praticavo il Kung-fu) tramite un'amica compagna di palestra sono approdato alla scuola romana dei fumetti, per frequentare il corso di sceneggiatura. E invece mi sono ritrovato, 3 anni dopo, col il diploma in disegno e tecnica del fumetto. Così adesso, lucky me, capita che ogni tanto potete trovare in edicola qualcosa disegnato da me :)
Qual è il tuo rapporto con le arti marziali e com’è stato trasportare e raccontare all’interno di un fumetto i combattimenti di Kung-Fu?
Ho sempre adorato le arti marziali. Inizialmente però,solo attraverso le coreografie dei film che vedevo in tv. Poi, superate le resistenze paterne, sono approdato in palestra e ho avuto modo di provarle sulla pelle. Ho cominciato col Tae kwon do, poi sono passato al Kung-fu tradizionale, ho provato il karate (stile shotokan), quindi mi sono appassionato alle MMA (mixed martial arts) e ho cominciato a studiare anche il pugilato e la kickboxing/savate, che pratico tuttora, impegni di lavoro permettendo. Quando ho saputo di questa nuova serie ho pensato: figata! Finalmente possiamo fare anche qui da noi un fumetto dove la gente si legna di santa ragione come nei manga di arti marziali!
Ovviamente il discorso è più complesso, però direi che in LW il sapore di certe zuffe orientali è ripreso alla perfezione, e inserito in una cornice fumettistica più propriamente italica con tutti gli accorgimenti del caso, che permettono alla storia di funzionare come si deve, e di essere godibile su diversi livelli, ed essere appetibile per un pubblico classico da fumetto da edicola, ma anche di strizzare l'occhio agli amanti dei manga action. Poi coreografare le scene di combattimento è sempre un piacere. Spero che il lettore si diverta leggendole tanto quanto mi diverto io a disegnarle!
Com’è stato, per te disegnatore romano, calarsi nelle atmosfere milanesi? Hai avuto problemi o sei riuscito subito a immergerti da subito nel mondo di Long Wei?
Premetto che, oggi, non sono ancora mai stato a Milano. Quindi il mio lavoro su LW, a livello di ambientazione, si basa al 100% sull'ottima documentazione fornitami da Diego (Cajelli). Ovviamente mi assumo tutte le responsabilità del risultato finale! Scherzi a parte, non ho avuto grossi problemi né con i personaggi né con l'ambientazione, e per questo ringrazio ulteriormente Diego e Luca (Genovese) che oltre ad avermi voluto a bordo mi hanno subito fatto capire quello che volevano, lasciandomi allo stesso tempo tanta libertà creativa. Decisamente non avrei potuto chiedere di meglio.
C’è una scena tra quelle che hai disegnato finora che ti ha particolarmente divertito? E qual è il tuo approccio verso i personaggi della serie?
Be’, sicuramente la prima vera scena full action dell'albo, con LW che finalmente si scatena, contro un avversario fisicamente molto più grosso e forte di lui! Tra i personaggi della serie, quello che mi diverte di più è Vincenzo, probabilmente perché, come direbbe Diego, "Vincenzo è uno che fa un po' quello che vuole", al contrario di LW che essendo un eroe (anche se spesso più reluctant hero, direi) purtroppo per lui in certe situazioni ha meno libertà d'azione. E' anche questo essere complementari, probabilmente, a renderli una coppia di personaggi che funziona bene.
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