lunedì 25 novembre 2013

Interviste: Luca Bertelè


Intervista a Luca Bertelè, disegnatore del Numero 3, ad opera dell'inossidabile Francesco Savino...

Ciao Luca, presentati in tre righe!

Sono nato a Lecce nel 1974. Ma da 20 anni vivo e lavoro a Milano dove ho frequentato la Scuola del Fumetto e l'Accademia Disney. Ho iniziato a lavorare nel 1996 collaborando, tra fumetti, illustrazioni e colorazioni, con quasi tutte le case editrici italiane di fumetti e non. Attualmente, oltre che su Long Wei, sono al lavoro sui libri illustrati di Scooby Doo per la Piemme, su fumetti e illustrazioni per Touring Editore/Giunti e sulla serie Star Wars: The Clone Wars per l'inglese Titan.

Nel corso della tua carriera hai disegnato storie passando con disinvoltura da un genere all’altro. Com’è stato il passaggio al fumetto d’azione?

Inizialmente abbastanza complesso perché normalmente lavoro su uno stile più grafico, squadrato, molto più cartoon.
C'è stata una ricerca sul segno per rendere meglio la velocità, il dinamismo di alcune situazioni. Mi presento quindi con un segno del tutto inedito per me.
In questo mi sono stati di aiuto Luca Genovese e Gianluca Maconi sempre prodighi di consigli.
E poi Patrick Macchi, un giovanissimo ma già bravo disegnatore che ha lavorato con me su gran parte dell'albo.

Qual è il tuo rapporto con le arti marziali e com’è stato trasportare e raccontare all’interno di un fumetto i combattimenti di Kung-Fu?

L'esperienza personale con le arti marziali si ferma ai miei 10 anni. Quando, cioè, ho smesso di frequentare karate.
La frequentazione successiva è stata unicamente attraverso i film di genere.
Fortunatamente c'era Diego, con una valanga di documentazione fotografica e video!
Altrimenti mi sarei dovuto iscrivere nuovamente in palestra...
       
Com’è stato immergerti nelle atmosfere della serie di Long Wei e di tutti i suoi personaggi? Quanto l’ambientazione milanese, città in cui vivi e lavori, ha influito sul tuo lavoro?

Molto semplice. Probabilmente perché, lavorando in studio con Diego e altri disegnatori coinvolti nella serie, l'ho vista nascere e crescere.
Diego ci aggiornava continuamente e in studio si discutevano e si provavano scene, personaggi, sequenze e mosse.
L'ambientazione milanese poi ha aiutato molto. Non c'è la necessità di inventare o di trovare particolare documentazione... è tutto lì, davanti a noi.

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