Editoriale che potete trovare sul numero 4!
LA LUNGA STRADA
Tra le varie domande che ci vengono rivolte più spesso, una riguarda la titolazione degli albi di Long Wei.
I titoli degli episodi sono doppi. Abbiamo una versione breve in copertina, in questo caso: “L’inferno”, scritta in italiano e in cinese. In più, sul frontespizio c’è la versione estesa, che per questo episodio è: “L’inferno del fuoco urlante”.
Si tratta di un omaggio ai titoli dei film asiatici, di solito sempre molto articolati, o comunque più lunghi dei titoli occidentali.
Questo numero di Long Wei è un grande classico del racconto thriller. La drammatica caccia a uno spietato serial killer che miete le sue vittime in una Milano livida e ostile.
Rispettando le regole del noir metropolitano, la parte prettamente investigativa è stata ridotta all’osso. Gli autori hanno voluto raccontare una trama molto classica usando uno stile diverso da quello a cui siamo abituati. Cajelli lo dice spesso che è un po’ stanco di laboratori e di capelli analizzati al microscopio.
I disegni di questo episodio sono realizzati da Francesco Mortarino. Milanese, classe 1978, diplomato alla Scuola del Fumetto di Milano nel 2001. Nel 2008 ha pubblicato per Edizioni BD il volume: “Dead Nation” su testi di Andrea Gagna e successivamente, sempre per lo stesso editore, ha illustrato il romanzo breve: “Il Professionista, vendetta”.
Francesco ha un tratto molto personale, a metà tra il realistico e il grottesco. Il volume che avete in mano è il suo esordio in edicola, e gli auguriamo che sia il primo di una lunga serie. In questo momento è a lavoro sul numero undici di Long Wei: “ Gli artigli dei custodi invisibili”, in edicola il prossimo aprile.
Sul versante dei testi prosegue la scrittura a quattro mani di Cajelli e Ascari. I due, hanno confezionato l’albo dai toni più oscuri di tutta la serie. Le atmosfere virano decisamente sull’horror, arrivando al finale passando da un colpo di scena all’altro.
Buona (terrificante) lettura!
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Titolo rubrica: DAL FUMETTO CON FURORE!
Per promuovere questo numero, abbiamo fatto finta che il personaggio di Bruno Valrico esistesse davvero. Abbiamo realizzato una campagna virale diffondendo sul web l’ipotetica copertina del suo libro: “101 posti dove farsi menare a Milano almeno una volta nella vita”. Lo stile era quello della celebre collana “101 posti…” che potete trovare in tutte le librerie. Il nostro era un libro inesistente, uno dei tanti libri inventati che spesso vengono creati all’interno delle opere di finzione. Sempre nell’ottica della campagna virale, avevamo realizzato anche alcuni estratti dai capitoli del volume di Valrico, il primo era questo:
“Capitolo uno: Piazzale Gabrio Rosa.
La piazza è circolare, proprio come un bersaglio. Un bersaglio nel cui centro c’è la tua faccia.
Dai lati della piazza, dalle otto vie che portano lì, nel cuore di Corvetto, arriva il fumo acre dei motorini bruciati, le urla dei vigili urbani che scappano, il rumore delle serrande che si abbassano.
Coprifuoco alle 20, perché Korvetto Komanda.
Se vuoi finire male, non c’è problema. Basta guardare in faccia quello che sta portando a spasso un rottweiler, o entrare nel bar tabacchi (omissis) per comprare le sigarette.”
Si sa, a volte il virale viene percepito come vero, ma di certo non mi aspettavo di ricevere, sulla pagina Facebook di Long Wei e sulla mia mail privata, tutte quelle di richieste di informazioni sul libro. In molti, hanno pensato che volume e autore esistessero davvero, e chiedevano il nostro aiuto per trovare una copia dell’introvabile libro.
Mi rendo conto che forse era una cosa prettamente milanese, con riferimenti a luoghi e situazioni note a chi vive a Milano, anche se di “posti dove farsi menare” ce ne sono in tutte le città del mondo. A richiamare la curiosità dei milanesi è stato un certo modo di raccontare la cronaca nera, e quell’aria politicamente scorretta che si avverte sia nella cover che nei capitoli messi on line.
Fatto sta che stavamo scherzando. L’ho detto a tutti e lo ripeto qui adesso. A scanso di equivoci: quel libro non esiste.
In un certo senso però, Valrico esiste sul serio. Ho creato il personaggio basandomi su un giornalista vero, cercando di ripetere il suo stile di scrittura nell’articolo che hai letto nelle pagine precedenti. Non ti dirò mai chi è, sappi che è una firma importante del giornalismo italiano, e che ha inventato una parola entrata nel linguaggio comune.
Non esiste neanche il “borghetto della serenità”, l’ameno quartiere in costruzione che si vede nel fumetto. Non esiste ma è plausibile. Realistico. La crisi ha chiuso diversi cantieri a Milano e dintorni, quello in cui si trovano i nostri due potrebbe essere uno dei tanti.
Nel finale il Signor Qin, fa entrare una tigre viva nel carcere di San Vittore. Ecco, lì siamo nella finzione più pura, non è possibile farlo, nessuno lo ha mai fatto e nessuno lo farà mai. Quella sequenza va intesa come una sorta di licenza poetica da noir metropolitano.
Nel prossimo numero: “Il leone corre sulla foglia di loto”, Long Wei avrà a che fare con un nemico molto particolare: il voodoo nigeriano. Sarà più forte la magia nera del perfido Oga Babatunde o la millenaria magia cinese?
Lo scoprirai il prossimo mese!
Diego Cajelli.
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